aldila' del mio modo di vedere e pensare conosco Emilia e la stimo di E | L'Amore di coppia | |
Dopo aver analizzato le relazioni fra i giovani e famiglia di origine (Genitori e figli) e con il gruppo dei pari (Quale famiglia per il futuro?), vogliamo affrontare ora le relazioni fra i sessi e i sentimenti che nascono fra ragazzo e ragazza. Queste relazioni, pur potendo crescere in una dimensione di serietà e progettualità, spesso, data la giovane età dei protagonisti, non riescono a maturare in questo senso.
Del resto questa realtà non è affatto semplice, perché il termine “amore” è usato e abusato in una così ampia gamma di sfumature, che si rischia di perderne di vista il significato originario, quello che dà senso profondo a questo importantissimo e straordinario sentimento (cf. Benedetto XVI, Deus caritas est, 2). In questo contributo vogliamo richiamare i fondamenti dell’amore fra giovani di sesso diverso, ricordandone la grande bellezza e pensando a un discorso educativo e di maturazione a carico degli educatori, degli operatori pastorali e di ogni adulto che a vario titolo si occupi della crescita dei ragazzi e delle ragazze.
Prima però di accennare a questi aspetti, vogliamo far presente che mai come in questo caso è necessario precisare che intendiamo parlare di questo argomento alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Il nostro, infatti, non è un articolo sull’amore fra i giovani, ma su quegli aspetti di questo sentimento a cui fa riferimento il magistero sociale in modo diretto o indiretto. Questa prospettiva ci impegna a dare alla dottrina sociale un significato corretto che va sempre tenuto a mente, tanto più in questa occasione particolare.
La dottrina sociale della Chiesa, infatti, è di grande aiuto nel dare significato alle vite dei giovani e alla loro storia di oggi: essa «si fa carico del compito di annuncio che il Signore […] ha affidato alla Chiesa, ndr], […] attualizza[ndo, ndr] nelle vicende storiche il messaggio di liberazione e di redenzione di Cristo, il vangelo del Regno» e inoltre «con il suo insegnamento sociale, la Chiesa intende annunciare e attualizzare il Vangelo nella complessa rete delle relazioni sociali. Non si tratta semplicemente di raggiungere l’uomo nella società, […] ma di fecondare e fermentare la società stessa con il Vangelo» (cf Pontificio consiglio della giustizia e della pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 62-63).
Nel caso della nascita di un sentimento di amore tra i giovani tale impostazione di fondo appena descritta ci pare essenziale e irrinunciabile. Non inganni l’apparente ovvietà di quanto ora affermiamo, ma i giovani sanno dell’amore quello che di esso “raccontiamo” noi adulti nell’ordinarietà delle nostre vite. È una sorta di “legge” alla quale non c’è scampo. Diceva Paolo VI in un passo già citato in uno dei precedenti articoli: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 41). Mai come nel caso dell’amore questo è vero. L’amore, sia ricevuto che dato, connota profondamente la reale qualità della nostra vita.
Riguardo proprio all’amore e alla capacità di creare relazioni solide e durature capaci di generare vita al loro interno attraverso una famiglia, come faranno i giovani a costruire un futuro diverso da questo presente “solo e disperato”, se nessuno gli indicherà con la vita una possibilità diversa? In un mondo che sembra aver perso il senso delle cose intime, profonde e condivise gratuitamente, l’insoddisfazione e la disperazione derivanti dal non “avere l’amore”, come possono essere superate? Cerchiamo, allora, di fissare alcuni elementi irrinunciabili per rendere concreta la vocazione a dare e ricevere amore di ogni giovane che ci è stato affidato.
► Portatori dello stile di Gesù
Il primo elemento, e nodo principale per gli operatori di pastorale giovanile, è essere portatori dello stile di Gesù. Gesù, «mite e umile di cuore» (Mt 11,29), che ama per primo («Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo», 1Gv 4,19). Spiega il Compendio della dottrina sociale della Chiesa: «Riconoscere l’amore del Padre significa per Gesù ispirare la Sua azione alla medesima gratuità e misericordia di Dio, generatrici di vita nuova, e diventare così, con la Sua stessa esistenza, esempio e modello per i Suoi discepoli. Essi sono chiamati a vivere come Lui e, dopo la Sua Pasqua di morte e risurrezione, a vivere in Lui e di Lui, grazie al dono sovrabbondante dello Spirito Santo, il Consolatore che interiorizza nei cuori lo stile di vita di Cristo stesso» (29).
In questo passo si trova tutto quello che dobbiamo fare: ispirare la nostra azione alla medesima gratuità e misericordia di Dio, vivere come Gesù, in Gesù, di Gesù. Solo così potremo mostrare ai giovani che è possibile vivere di una bellezza d’amore che non si trova da nessun’altra parte e che il saper “afferrare” tale bellezza risponde a tutte le esigenze di felicità dei loro cuori ed è così preziosa che nulla vale tanto quanto vivere seguendo Cristo e la “legge” dell’amore vero e gratuito.
Il secondo elemento richiama quanto scritto nell’articolo “Quale famiglia per il futuro?”. Parlando delle relazioni fra pari, abbiamo fatto riferimento al rispettare l’altro per primi e alla capacità di saper rivedere le proprie posizioni, qualora si comprenda che i propri atteggiamenti e convinzioni sono sbagliati. Qui aggiungiamo che questo stesso comportamento si deve avere soprattutto fra i sessi, perché la prima vera diversità, che mette in crisi sé stessi e le proprie convinzioni che ci vincola ad avere rispettato, è quella verso l’altro sesso. Sia i ragazzi che le ragazze si riferiscono agli appartenenti al sesso opposto al loro come a un oggetto e, per quanto sia normale nella fase dello sviluppo scoprire in sé stessi e negli altri l’emergere di tutti gli aspetti della connotazione sessuale, tuttavia i giovani soffrono del linguaggio e degli atteggiamenti propri di una società imbevuta di pornografia, non tanto perché ne sono fruitori (anche se è noto quanto sia diffuso il fenomeno) quanto piuttosto perché è radicata nella nostra mentalità una visione dell’altro fortemente riduttiva.
In altri termini, una persona di sesso opposto al proprio non è mai vista prima come bellezza da incontrare e conoscere, ma, da un lato, come qualcuno di cui aver paura, dall’altro, come qualcuno da dominare per non esserne dominati. L’amore in questa dinamica non trova alcun posto. Nella nostra epoca soffriamo di una incomunicabilità tra i sessi così grave da creare serie difficoltà alla crescita ordinata dei giovani. Che fare, allora? Spesso noi adulti pretendiamo dai giovani comportamenti che però non assumiamo. Dovremmo chiederci, nell’ottica della testimonianza, che linguaggio utilizziamo quando parliamo di persone di sesso diverso dal nostro e non solo di fronte ai giovani. Con i giovani non si possono mettere maschere ad hoc pena l’essere smascherati e il recare danni alla capacità dei giovani di relazionarsi con gli altri. I nostri giovani dovrebbero cogliere dai nostri occhi l’autenticità delle scelte che fanno i nostri cuori.
► Nella dinamica dell’amore
Solo in seguito alle loro domande sui “perché”, potremo rispondere con le parole che lo Spirito Santo ci ispirerà; ma però con una serie di regole e comportamenti di vita del cosiddetto “buon cristiano” (tanto più nel campo della morale sessuale), ma parlando loro del nostro incontro con Gesù e di come ci ha cambiato dentro permanentemente. Difficile? Certamente, ma quanto mai necessario in un mondo troppo pieno di parole e sempre più vuoto di Parola vissuta. È difficilissimo insegnare l’amore, perché quello di essere amati è un bisogno primario dell’essere umano; ma ogni autentico operatore pastorale sa che i giovani meritano di credere che sia possibile vivere per sempre e felicemente con la stessa persona, perché anche lui è stato amato per primo da Dio ed Egli mai ha pensato di smettere di amarlo.
Se questa dinamica si sperimenta nella propria esistenza, si è davvero in grado di scegliere la propria vocazione matrimoniale nella concretezza di un volto, di un corpo, di un’indole, di una storia di vita da incontrare e conoscere nella sua bellezza, imparando a stupirsene ogni giorno. D’altro canto, il fatto che i giovani imparino l’amore è senz’altro certezza di un futuro migliore di questo presente. Si tratta, infatti, di combattere quanto nel Compendio è così descritto: «La rottura della relazione di comunione con Dio provoca la rottura dell’unità interiore della persona umana, della relazione di comunione tra l’uomo e la donna e della relazione armoniosa tra gli uomini e le altre creature. […] In questa rottura originaria va ricercata la radice più profonda di tutti i mali che insidiano le relazioni sociali tra le persone» (27).
A questo così risponde Benedetto XVI: «Giovani costruttori della civiltà dell’amore! Oggi […] Iddio vi chiama a cooperare, insieme con i vostri coetanei del mondo intero, perché la linfa del Vangelo rinnovi la civiltà […] di tutta l’umanità. [… ] Ecco, cari amici, la consegna che oggi vi affido: siate discepoli e testimoni del Vangelo, perché il Vangelo è il buon seme del regno di Dio, cioè della civiltà dell’amore!» (Benedetto XVI, Europa e Americhe insieme per costruire la civiltà dell’amore, VI Giornata europea degli universitari, 1 marzo 2008).
Che questa esortazione diventi ogni giorno realtà concreta per noi e per tutti i giovani che ci sono affidati oggi e che ci saranno affidati domani e che tale civiltà si realizzi anche nell’edificazione di coppie di fidanzati, poi di sposi che sappiano rendere manifesto al mondo il linguaggio dell’amore, proprio della Trinità.
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