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Sri Nisargadatta Maharaj

http://www.riflessioni.it/enciclopedia/maharaj.htm


Sri Nisargadatta Maharaj

Il pensiero

Si può condensare tutto con il Mahavakya ("Gran Verdetto"): Tat tvam asi ("Quello tu sei"). Notiamo comunque il suo commento in proposito, fulminante come sempre: "Il Gran Verdetto è verace, ma le tue idee sono false, perché tutte le idee lo sono".


Intontito dalle pratiche yoga che da qualche tempo gli procurano estasi sporadiche, visioni e abbagli subitanei, Maruti un giorno si reca da Maharaj, gli si accoccola ai piedi, e attende. Non sa che quella volta sarà l'ultima, non solo perché il maestro di lì a poco cesserà di vivere, ma anche perché ciò che sta per dirgli è la massima condensazione dell'Advaita Vedanta, e insieme la via diretta all'esperienza metafisica: "Tu sei il Supremo... agisci in conformità". E aggiunge: "Credilo con fermezza, non dubitarne mai, ricordalo senza intermissione". A Maruti non restò che obbedire. "Continuai la mia solita vita, ma ogni momento libero lo passavo a ricordare il maestro e le sue parole. Poiché non le ho dimenticate, mi sono realizzato". Così dice oggi Nisargadatta, a chi lo interroga sulla sua iniziazione. E scende nella stanza, mentr'egli parla con sconcertante umiltà del "grande passo", un silenzio profondo, come quando in un crocchio all'improvviso si scatena un epilettico e gli astanti, raggelati, si fanno muti. Quando il vecchio dichiara: "Sono il Supremo", è fatale che qualcuno, tra gli astanti, lo sogguardi con un'ombra di malcelata ironia, e il vecchio, sollecito, gli si volge sorridendo: "Lo so, è difficile crederlo. Ma se ti dico: metti a fuoco l'"io sono", non puoi esimerti. L'"io sono" è la tua prima percezione al risveglio. Domandati da dove viene o osservalo quieto. Immancabilmente scoprirai tutto ciò che non sei: il corpo, i sentimenti, i pensieri, le idee, le proprietà esterne e interne. Sono tutte auto-identificazioni infedeli. Per causa loro, ti prendi per ciò che non sei".
"Ma io, chi sono?".
Per spiegare l'inspiegabile Maharaj finge di narrare una fiaba: "Nell'immensità della coscienza appare una luce, un puntolino veloce che traccia forme, assembra pensieri e sentimenti, idee e concetti, come la penna sul foglio. Tu sei quel puntolino, e muovendoti ricrei ogni volta il mondo. Ti arresti, e il mondo scompare. Va' dentro, e vedrai che quel punto luminoso è l'"io sono", come il riflesso nel corpo dell'immensità della luce. Solo la luce è, tutto il resto appare".
"Durante la veglia, la coscienza si sposta di continuo da una sensazione all'altra, di percezione in percezione, da un'idea all'altra, senza fine. La consapevolezza è dell'interezza e della totalità della mente penetrate direttamente. La mente è come un fiume che scorre nel letto del corpo, per un momento t'identifichi con un'onda e la chiami "il mio pensiero". Tutti i tuoi oggetti di coscienza fanno la mente; la consapevolezza è lo stato in cui la coscienza è colta nella sua interezza".

Un Jnani osserva l’Essere quando spunta, quando si mantiene e quando scompare, sapendo che egli non e’ questo essere. Egli e’ testimone dell’Essere, e’ colui che ne conosce il destino.

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