La psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) è una disciplina che si occupa delle relazioni fra il funzionamento del cervello e del sistema immunitario, il cui sviluppo si basa sui lavori di Hans Selye sullo stress degli anni Trenta. Sul finire del Novecento, le nuove acquisizioni nel campo delle neuroscienze e dell'immunologia, hanno consentito uno sviluppo della disciplina
Sviluppo della ricerca
Funzionamento del cervello
Studi a cavallo del secolo hanno dimostrato che l'assetto anatomico (cioè la relazione tra le parti) del cervello è variabile per la presenza di almeno tre fenomeni:
si possono modificare, in maniera reversibile, i rapporti tra cellule per rispondere a stimoli diversi (come è stato documentato per l'ipotalamo)[1];
si possono formare (e continuamente si formano) nuove connessioni che modificano la mappa cerebrale di un'area[2];
si possono formare ( e continuamente si formano) nuove cellule (neuroni e cellule gliali) con il fenomeno della neurogenesi[3].
Endocrinologia e sistema nervoso simpatico e parasimpatico
Gli studi di Walter Cannon e di Hans Selye sul simpatico e sull'asse endocrino dello stress si sono proposti di dare una rappresentazione scientifica del rapporto tra emozioni, salute e malattie. Secondo gli studi più recenti, simpatico e parasimpatico lavorerebbero in modo più integrato e meno antagonista di quello si supponeva. Nuovi studi assegnerebbero inoltre al neurovegetativo funzioni sensoriali, partendo dalla constatazione che il nervo vago, che è il più grande sistema di trasmissione del parasimpatico, è anche la più imponente via afferente e cioè che porta informazioni sensoriali, dolore incluso, dagli organi interni al cervello. Al di là del fatto se effettivamente le fibre neurovegetative si possano o meno classificare come sensoriali, si sostiene che esse lavorino all'interno di una "rete orizzontale", dove incontrerebbero altri "attori": le fibre nervose sensoriali, le cellule immunitarie, i vasi sanguigni, con i quali "dialogherebbero" attraverso neuropeptidi citochine e altre sostanze attive che regolano l'attività delle fibre simpatiche e parasimpatiche e che influenzerebbero inoltre potentemente l'attività del sistema immunitario[4].
Funzionamento del sistema immunitario
La ricerca ha inoltre elaborato una nuova visione del sistema immunitario, che può essere riassunta nei seguenti punti:
il sistema, pur composto da diverse classi di cellule e da un grande numero di elementi, sarebbe capace di autoregolarsi e sarebbe in continuo movimento;
non ci sarebbe nessun organo che non venga "monitorato" dal sistema immunitario;
il sistema funzionerebbe come organo di senso interno e quindi parteciperebbe attivamente alla regolazione dell'equilibrio dinamico dell’organismo umano: si comporterebbe cioè da grande sistema di regolazione fisiologica che è influenzato e influenza gli altri sistemi regolatori (il nervoso e il neuroendocrino);
le normali modalità di risposta immunitaria attiverebbero circuiti a doppia polarità oscillante, denominati "sistema Th1" e "sistema Th2", provvista di sofisticati sistemi di controllo, tra cui i più importanti sarebbero i cosiddetti "Th3" e "T regolatori";
nella costruzione e nel mantenimento dell'equilibrio del sistema, sarebbe centrale la tolleranza acquisita dal sistema immunitario delle mucose e segnatamente dalla sua porzione intestinale;
nella specie umana, il sistema avrebbe una forte impronta sessuale, che ne influenzerebbe potentemente le modalità di risposta e quindi la suscettibilità alle malattie.
Neurobiologia delle emozioni
Studi dei gruppi di ricerca diretti da Antonio Damasio, della Iowa University, e da Joseph LeDoux, della New York University, sostengono che i processi decisionali e quelli di memorizzazione, strettamente collegati tra loro, dipenderebbero in modo determinante dal circuito limbico e cioè dalle aree cerebrali che elaborano le emozioni fondamentali.
Studi recenti sulla neurobiologia delle emozioni, mediante l'esteso uso delle immagini cerebrali avrebbero identificato le vie nervose seguite dalle emozioni. I meccanismi emozionali sarebbero universali e innati e diffusi anche in altre specie animali[5]. Le emozioni fondamentali rappresenterebbero la nostra storia evolutiva come mammiferi sociali e fornirebbero schemi ancestrali di risposta alle sfide ambientali, entrando nei processi decisionali che producono i comportamenti.
Medicina preventiva
Alcuni lavori britannici tra la fine degli anni settanta e la metà degli anni ottanta, realizzati su impiegati del servizio civile inglese, sostengono che esisterebbe un gradiente economico-sociale da cui sarebbe possibile dedurre differenze nella morbilità e mortalità: la differenza, in termini di malattie e morte, deriverebbe dal livello culturale e dal grado di soddisfazione sociale e quindi dal ruolo che la persona svolge nella rete delle relazioni sociali. Più basso è il livello culturale, il grado di autonomia sul lavoro e in generale più bassa è la posizione occupata nel sistema delle relazioni sociali, maggiore sarebbe la possibilità di ammalarsi e di morire.
Altri studi avevano sostenuto che il livello di compattezza della compagine sociale eserciterebbe un'influenza diretta sulla mortalità: più la società è competitiva, più aumenterebbero i delitti e la mortalità. Altri studi ancora avrebbero documentato un rapporto diretto tra vari gradi di ostilità e violenza degli ambienti urbani e mortalità cardiovascolare: maggiore è il livello di ostilità urbana e maggiore sarebbe la mortalità cardiovascolare.
I meccanismi patogenetici che sostanzierebbero tale relazione tra ambiente sociale e salute, evidenziata dagli studi epidemiologici, sarebbero riferibili al sistema dello stress secondo uno studio condotto da Bruce McEwen e collaboratori della Rockefeller University.
Influenza dei fattori ambientali sullo sviluppo prenatale
Secondo recenti studi i fattori ambientali potrebbero influenzare lo sviluppo prenatale e produrre effetti funzionali e strutturali che durerebbero tutta la vita. Durante la gravidanza si realizzerebbe una sorta di programmazione, di imprinting prenatale dei principali sistemi di regolazione fisiologica dell’organismo: innanzitutto, dell'asse dello stress: una situazione di stress cronico in gravidanza oppure un trauma potrebbero "programmare" il sistema dello stress del nascituro in modo da favorire, da adulto, l'insorgenza di disordini in diversi ambiti: da quello psichico a quello immunitario.
Un trattamento con cortisonici durante la gravidanza, soprattutto nell’ultimo trimestre, riduce il peso alla nascita. Numerosi studi legano il basso peso alla nascita a malattie nell'età adulta: cardiopatie e incremento della mortalità cardiovascolare, ipertensione, diabete II.
Sviluppo della psiconeuroendocrinoimmunologia
Tra il 1995 e il 2005 è stato elaborato un nuovo modello teorico riferito a vecchie e nuove malattie, comprese alcune patologie tradizionalmente più distanti da una visione olistica e normalmente indagate e trattate in un'ottica biologica, come l’aterosclerosi, presenterebbero dati scientifici che i sostenitori della teoria sostengono possano essere interpretati solo nel modello della psiconeuroendocrinoimmunologia.
Uno studio ha dimostrato la relazione inversa tra ispessimento della carotide e rango sociale nei macachi (l'aterosclerosi della carotide avrebbe tanto maggiore incidenza quanto più bassa è la collocazione sociale). L'aterosclerosi negli umani è inoltre stata collegata alla depressione. Studi pubblicati sulle riviste della Società cardiologia americana (Stroke, Circulation), documenterebbero una regressione della placca aterosclerostica in gruppi di pazienti trattati con programmi di tecniche antistress.
Secondo i sostenitori della psiconeuroendocrinoimmunologia, applicandone il modello, i ricercatori sarebbero in grado di spiegare un numero superiore di fatti. Il modello prevede un approccio olistico, che vede la persona ammalata come un "network" in momentaneo disequilibrio, e che permette di individuare fattori per il requilibrio non solo nei farmaci, bensì anche nell'alimentazione, nelle piante, nell'attività fisica, nelle tecniche psicologiche, nelle tecniche di controllo dello stress.
Curiosità
La parola psiconeuroendocrinoimmunologia è la parola più lunga, con le sue 30 lettere, della lingua italiana.
Note
^ Degli studi dimostrano il verificarsi di modificazioni anatomiche del nucleo sopraottico dell'ipotalamo facendo bere ad animali, per 7 giorni, una soluzione salina, oppure procurando loro uno stress, per esempio non facendoli uscire per un periodo di tempo equivalente. L’eccesso di sale causa modificazioni anatomiche ipotalamiche più rilevanti di quelle prodotte dallo stress, ma la qualità delle modificazioni è identica.
^ Uno studio del 1995, effettuato per la prima volta sugli umani per mezzo della risonanza magnetica, dimostra che la ripetizione di un esercizio di movimento rapido delle dita per quattro settimane, causa un allargamento dell'area corticale motoria primaria, deputata all'organizzazione del movimento delle dita, allargamento che persisteva per mesi, fin quando l'esercizio poteva essere richiamato alla mente. Lo studio concludeva che l’esercizio ripetuto avesse creato nuovi circuiti stabili, dato confermato da alcuni studi realizzati sul cervello dei musicisti che, a causa del loro lavoro, hanno bisogno di acquisire particolari abilità uditive e motorie.
^ Uno studio del 1999 ha dimostrato che anche nel cervello adulto ci sarebbero aree che continuamente producono nuove cellule nervose, e i neuroni "neonati" sarebbero stati rintracciati nell'ippocampo delle scimmie e degli umani o nel bulbo olfattivo dei topi. Nel 2001 un gruppo di neurobiologi del New Jersey, guidato da due donne, Tracey J. Shors ed Elizabeth Gould, con un lavoro sperimentale sui topi, ha dimostratoche i neuroni appena generati vanno a integrarsi nei circuiti dell'ippocampo e che la loro presenza è essenziale per la fissazione di nuove informazioni. Altri lavori della stessa Gould e di Bruce McEwen, autorità internazionale nel campo della neuroendocrinologia dello stress, sostengono che la neurogenesi sarebbe fortemente influenzata dagli stimoli ambientali e segnatamente dallo stress, che sarebbe in grado di bloccare la produzione di nuove cellule nervose.
È ampiamente documentato il ruolo infiammatorio che le fibre nervose periferiche possono svolgere in determinati contesti (cosiddetta infiammazione neurogenica).
Così aveva già sostenuto Charles Darwin nel suo lavoro sull'espressione delle emozioni nell’uomo e negli altri animali.
Bibliografia
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