Nel rapporto tra medico e paziente, la gentilezza sembra una piccola cosa. Piccola e fugace, come un fiore che appassisce presto, una farfalla che vive un solo giorno, ma non per questo insignificante: anzi, dalla gentilezza si genera una sequenza nella relazione interpersonale – e non solo quella dell’Ospedale – che, attraverso meccanismi di reciprocità, si sviluppa ben presto in competenza, fiducia, alleanza terapeutica, soddisfazione.Ma il medico è gentile? Deve esserlo? Come sviluppare ed esprimere questa capacità? Può la gentilezza, nella sua apparente modestia, nascondere valori etici e autentici che arricchiscono la relazione, qualunque relazione interpersonale?Fra i pionieri della gentilezza uno spazio speciale verrà dedicato al dottor Albert Schweitzer, Premio Nobel per la Pace 1953, che ha donato la sua vita di medico e missionario alle popolazioni del Gabon per restituire al prossimo ciò che aveva ricevuto di buono nella sua vita di musicista, studioso di J.S.Bach, teologo e filosofo, all’insegna della gentilezza come ‘dono di sé’ agli altri, anche attraverso la proiezione di alcuni spezzoni tratti dal documentario sulla sua vita, vincitore del Premio Oscar per il miglior documentario nel 1957. La gentilezza nel rapporto interpersonale non è ancora stata studiata dal punto di vista delle scienze del comportamento, anche se alcuni dati neuroendocrini di recente hanno suggerito che può essere collegata ad alcuni meccanismi ormonali. I primi studi che cercano di studiare la gentilezza nel rapporto medico-paziente sono stati iniziati e sono tuttora in corso presso la Psicologia della Facoltà di Medicina dell’Università di Ferrara, e i dati preliminari sulle tecniche di misurazione sembrano assai promettenti. Ma la gentilezza ha una lunga storia nella letteratura medica, anche se nascosta sotto altre vesti, da Ippocrate fino ai primi clinici medici; negli USA va sotto il nome generico di ‘bedside manners’, cioè ‘le buone maniere al letto del malato’. Ma che fine hanno fatto nell’Ospedale del 21° secolo queste buone maniere? Come diffondere il concetto che fra le ‘buone pratiche’ della prassi medica e, in generale, sanitaria la gentilezza occupa un posto di rilievo a dispetto del suo aspetto apparentemente minore e dimesso, confusa – e anche per questo negletta - fra l’educazione, il rispetto, l’ascolto e l’empatia? da curacuori.blogspot.com
Nel rapporto tra medico e paziente, la gentilezza sembra una piccola cosa. Piccola e fugace, come un fiore che appassisce presto, una farfalla che vive un solo giorno, ma non per questo insignificante: anzi, dalla gentilezza si genera una sequenza nella relazione interpersonale – e non solo quella dell’Ospedale – che, attraverso meccanismi di reciprocità, si sviluppa ben presto in competenza, fiducia, alleanza terapeutica, soddisfazione.
Ma il medico è gentile? Deve esserlo? Come sviluppare ed esprimere questa capacità? Può la gentilezza, nella sua apparente modestia, nascondere valori etici e autentici che arricchiscono la relazione, qualunque relazione interpersonale?
Fra i pionieri della gentilezza uno spazio speciale verrà dedicato al dottor Albert Schweitzer, Premio Nobel per la Pace 1953, che ha donato la sua vita di medico e missionario alle popolazioni del Gabon per restituire al prossimo ciò che aveva ricevuto di buono nella sua vita di musicista, studioso di J.S.Bach, teologo e filosofo, all’insegna della gentilezza come ‘dono di sé’ agli altri, anche attraverso la proiezione di alcuni spezzoni tratti dal documentario sulla sua vita, vincitore del Premio Oscar per il miglior documentario nel 1957.
La gentilezza nel rapporto interpersonale non è ancora stata studiata dal punto di vista delle scienze del comportamento, anche se alcuni dati neuroendocrini di recente hanno suggerito che può essere collegata ad alcuni meccanismi ormonali. I primi studi che cercano di studiare la gentilezza nel rapporto medico-paziente sono stati iniziati e sono tuttora in corso presso la Psicologia della Facoltà di Medicina dell’Università di Ferrara, e i dati preliminari sulle tecniche di misurazione sembrano assai promettenti. Ma la gentilezza ha una lunga storia nella letteratura medica, anche se nascosta sotto altre vesti, da Ippocrate fino ai primi clinici medici; negli USA va sotto il nome generico di ‘bedside manners’, cioè ‘le buone maniere al letto del malato’.
Ma che fine hanno fatto nell’Ospedale del 21° secolo queste buone maniere? Come diffondere il concetto che fra le ‘buone pratiche’ della prassi medica e, in generale, sanitaria la gentilezza occupa un posto di rilievo a dispetto del suo aspetto apparentemente minore e dimesso, confusa – e anche per questo negletta - fra l’educazione, il rispetto, l’ascolto e l’empatia?
da curacuori.blogspot.com
Nel rapporto tra medico e paziente, la gentilezza sembra una piccola cosa. Piccola e fugace, come un fiore che appassisce presto, una farfalla che vive un solo giorno, ma non per questo insignificante: anzi, dalla gentilezza si genera una sequenza nella relazione interpersonale – e non solo quella dell’Ospedale – che, attraverso meccanismi di reciprocità, si sviluppa ben presto in competenza, fiducia, alleanza terapeutica, soddisfazione.
Ma il medico è gentile? Deve esserlo? Come sviluppare ed esprimere questa capacità? Può la gentilezza, nella sua apparente modestia, nascondere valori etici e autentici che arricchiscono la relazione, qualunque relazione interpersonale?
Fra i pionieri della gentilezza uno spazio speciale verrà dedicato al dottor Albert Schweitzer, Premio Nobel per la Pace 1953, che ha donato la sua vita di medico e missionario alle popolazioni del Gabon per restituire al prossimo ciò che aveva ricevuto di buono nella sua vita di musicista, studioso di J.S.Bach, teologo e filosofo, all’insegna della gentilezza come ‘dono di sé’ agli altri, anche attraverso la proiezione di alcuni spezzoni tratti dal documentario sulla sua vita, vincitore del Premio Oscar per il miglior documentario nel 1957.
La gentilezza nel rapporto interpersonale non è ancora stata studiata dal punto di vista delle scienze del comportamento, anche se alcuni dati neuroendocrini di recente hanno suggerito che può essere collegata ad alcuni meccanismi ormonali. I primi studi che cercano di studiare la gentilezza nel rapporto medico-paziente sono stati iniziati e sono tuttora in corso presso la Psicologia della Facoltà di Medicina dell’Università di Ferrara, e i dati preliminari sulle tecniche di misurazione sembrano assai promettenti. Ma la gentilezza ha una lunga storia nella letteratura medica, anche se nascosta sotto altre vesti, da Ippocrate fino ai primi clinici medici; negli USA va sotto il nome generico di ‘bedside manners’, cioè ‘le buone maniere al letto del malato’.
Ma che fine hanno fatto nell’Ospedale del 21° secolo queste buone maniere? Come diffondere il concetto che fra le ‘buone pratiche’ della prassi medica e, in generale, sanitaria la gentilezza occupa un posto di rilievo a dispetto del suo aspetto apparentemente minore e dimesso, confusa – e anche per questo negletta - fra l’educazione, il rispetto, l’ascolto e l’empatia?
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